L’avvicinarsi a grandi i del
Giro d’Italia 2018, edizione numero 101 della corsa organizzata dalla Gazzetta dello Sport, aumenta naturalmente la curiosità intorno alla kermesse che unifica per tre settimane la Penisola. In particolare la curiosità riguarda il tracciato del giro, che ormai da anni si propone come una corsa durissima, appannaggio solo di grandi scalatori o isti di vaglia capaci di fornire un ottimo rendimento anche in alta quota. L’edizione di quest’anno non sembra fare eccezione.
Poca pianura
Come abbiamo già ricordato il Giro d’Italia ormai da anni si caratterizza per un tracciato estremamente duro, in cui c’è poco spazio per i velocisti. Un cambiamento molto netto in particolare nei confronti delle edizioni degli anni ’80, in cui invece si cercava di privilegiare i isti. L’edizione di quest’anno non fa eccezione. Le tappe che potrebbero concludersi con una spettacolare
volatona finale si contano infatti sulle dita della mano o poco più. Nel novero vanno sicuramente comprese la seconda tappa (Haifa-Tel Aviv), la terza (Be’er Sheva-Eilat), la settima (Pizzo-Praia a Mare), la dodicesima (Osimo-Imola), la tredicesima (Ferrara-Nevesa della Battaglia), la diciassettesima (Riva del Garda-Iseo) e l’ultima, che si correrà lungo le strade di Roma. Sempre che qualche fuga non vada a scompaginare i piani predisposti dalle varie squadre per portare i propri velocisti alla vittoria. Insomma, per gli sprinter ci sarà poco da divertirsi e molto da faticare.
Poche cronometro
Se c’è poco spazio per i velocisti,
ancora meno, però, ce ne sarà per i cronoman. Il Giro d’Italia 2018, infatti, prevede appena due prove contro il tempo. La prima è quella che avrà come teatro le strade di
Gerusalemme, per poco meno di dieci chilometri, quindi poco più di un assaggio. La seconda è invece quella che si disputerà
da Trento a Rovereto, per poco meno di 35 chilometri. Proprio la seconda cronometro potrebbe consegnare a
Froome un vantaggio importante, prima del gran finale e dare vita ad una selezione importante.
Ma molte salite…
Saranno invece moltissime le possibilità per i grimpeur. Non solo per la presenza dei consueti tapponi alpini, ma anche per i tanti arrivi in salita disseminati dagli organizzatori, con il chiaro intento di rendere la vita difficile a chiunque. Già la sesta tappa propone l’ascensione verso l’
Etna, che potrebbe mettere in difficoltà chi sia ancora in ritardo di forma. L’ottava tappa propone invece l’arrivo a Montevergine di Mercogliano, altra salita che potrebbe fare più di un danno e assestare uno scossone alla classifica. Quella successiva finisce invece sul
Gran Sasso d’Italia, un gustoso prologo per gli sconquassi che sono invece attesi nel corso della quattordicesima frazione, quella che terminerà sul mostruoso
Zoncolan, ultimo atto di una tappa piena di asperità. Meno dura la successiva, che terminerà a Sappada, non senza aver proposto quattro i in precedenza, che potrebbero farsi sentire non poco sulle gambe dei corridori. Quindi il gran finale, con la diciottesima tappa che porterà la carovana rosa a
Prato Nevoso, la diciannovesima che terminerà a Bardonecchia dopo essere ata per il terribile
Colle delle Finestre, e la ventesima che terminerà a
Cervinia.