Venerdì
4 maggio inizierà l’edizione 101 del
Giro d’Italia. Come al solito, c’è grande attesa tra gli apionati del nostro Paese, di cui la corsa rosa rappresenta un vero e proprio fenomeno di massa, capace di radunare decine di migliaia di persone ad ogni singola tappa. Proprio per questo è utile andare a ripercorrere la storia della kermesse, magari partendo dai
corridori che ne hanno scritto alcune delle pagine più luminose.
Binda, la prima leggenda
Il primo nome dal quale è praticamente impossibile prescindere è quello di
Alfredo Binda. Il fuoriclasse di Cittiglio fu il primo grande grimpeur della storia, segnalandosi per il vero e proprio dominio esercitato non solo sulla corsa organizzata dalla Gazzetta dello Sport, ma anche a livello mondiale, concretizzatosi in tre titoli mondiali su strada.

Binda
vinse cinque Giri d’Italia, ma avrebbero potuto essere di più se gli organizzatori non avessero deciso nel 1930 di chiedergli di non partecipare, riconoscendogli comunque il premio in palio, ovvero 30mila lire dell’epoca. Il suo dominio rischiava in effetti di togliere interesse al Giro e Binda fu ben lieto di risparmiarsi quella che già all’epoca si presentava come una vera faticaccia.
Gli anni di Coppi e Bartali
Il declino di Binda non colse impreparato il
ciclismo italiano, anzi aprì le strade a
Fausto Coppi e
Gino Bartali. I due iniziarono a duellare poco prima che arrivasse la Seconda Guerra Mondiale a spezzare in due parti anche la loro carriera.

Bartali fece in tempo ad aggiudicarsi le edizioni del 1936 e quella successiva, per poi tornare alla vittoria finale nel 1946. Il suo grande rivale dopo la vittoria del 1940 dovette attendere il 1947 per riprendere la collana di successi cui si sarebbero poi aggiunti quelli del 1949, 1952 e 1953. La loro
rivalità infiammò le salite del giro per oltre 15 anni, aumentando a dismisura la popolarità dello sport ciclistico.
La rivalità tra Merckx e Gimondi
Altra grande rivalità che caratterizzò il Giro d’Italia fu quella tra
Eddy Merckx e
Felice Gimondi. Il “Cannibale” belga vinse ben cinque edizioni della corsa rosa, raggiungendo così Binda e Coppi, mentre il campione bergamasco ne vinse tre.

Tra i due, però, la rivalità non raggiunse mai livelli di acrimonia, tanto che quando uno dei due forava, l’altro si poneva davanti al gruppo per attenderne il rientro e impedire che a qualcuno venisse l’insana idea di provare la fuga.
L’epopea di Marco Pantani
Infine non può essere dimenticato
Marco Pantani, forse il miglior scalatore di ogni epoca, oltre che il fuoriclasse più sfortunato in assoluto. Il romagnolo si rivelò nell’edizione del 1994, quando fu l’ultimo ad arrendersi al russo Berzin, perdendo forse solo per l’inesperienza. Quando tutti si attendevano la sua definitiva esplosione, fu una lunga serie di infortuni, spesso assurdi, a intralciarne il cammino.

Finalmente nel
1998 riuscì a spezzare quella che sembrava una maledizione, battendo Pavel Tonkov proprio negli ultimi due giorni della gara. Dopo aver replicato al Tour de , nell’anno successivo Pantani fu fermato per i livelli troppo elevati di ematocrito mentre stava dominando la corsa da cima a fondo. Purtroppo non si riprese mai dall’accaduto,
morendo nel 2004 dopo aver a lungo protestato per la sua innocenza.