La panchina della Nazionale italiana è nuovamente in bilico. Dopo la sconfitta all’esordio delle qualificazioni mondiali contro la Norvegia, la FIGC ha deciso di sollevare Luciano Spalletti dall’incarico di commissario tecnico. L’allenatore di Certaldo, che resterà al timone per l’ultima volta nell’amichevole contro la Moldavia, si appresta a chiudere un ciclo breve ma intenso, apertosi con grandi speranze e chiuso con l’amaro di un nuovo o falso internazionale.
La priorità ora è trovare il profilo giusto per guidare gli Azzurri nella corsa al Mondiale 2026, traguardo che l’Italia ha mancato per due edizioni consecutive, un’assenza che pesa come un macigno nella storia del calcio italiano. Due i nomi attualmente in corsa per il dopo-Spalletti: Claudio Ranieri e Stefano Pioli. E se il nome del tecnico romano scalda i cuori, la sua candidatura appare tanto affascinante quanto complicata.
Ranieri, 73 anni, ha appena concluso la stagione alla Roma portandola in Europa League, per poi assumere il ruolo di consulente per il club giallorosso. Nonostante l’annuncio di un possibile ritiro dopo l’ultima esperienza con il Cagliari, ha già dimostrato di saper tornare sui propri i, richiamato dalla ione e dall’affetto verso i colori giallorossi. La FIGC sta tentando il tutto per tutto per riportarlo su una panchina, ma la trattativa non è semplice: Ranieri sembrerebbe intenzionato a proseguire la collaborazione con i Friedkin, anche se le sirene della Nazionale potrebbero farlo vacillare.
L’altra opzione è Stefano Pioli, reduce dalla fine dell’avventura con il Milan e attualmente sotto contratto con l’Al Nassr in Arabia Saudita. L’ostacolo principale in questo caso è di natura fiscale: Pioli, per onorare gli accordi con il fisco saudita, dovrà restare nel Paese fino al 10 luglio. Ma il richiamo dell’Italia e di un progetto ambizioso potrebbe spingerlo a valutare seriamente il ritorno, magari posticipando l’ufficialità fino a dopo quella data. L’allenatore emiliano resta molto stimato in federazione e rappresenta una soluzione più accessibile in termini operativi.
Appare invece improbabile un clamoroso ritorno di Roberto Mancini, nonostante le recenti dichiarazioni in cui ha ammesso di essersi pentito di aver lasciato la Nazionale. Il presidente federale Gabriele Gravina non sembra intenzionato a riaprire un capitolo già chiuso, e guarda avanti, alla costruzione di un nuovo ciclo fondato su esperienza, solidità e rinnovata motivazione.